Capo Sunio – Atene -Grecia

Recentemente ho deciso di partire per Atene, sebbene avessi mille reticenze dovute soprattutto al fatto che la mia  prima volta in questa città era capitata, di passaggio verso un’isoletta greca, in una giornata di agosto assai afosa: ero arrivato la sera prima e il traghetto che mi avrebbe portato ad Antiparos sarebbe partito solo due giorni dopo. Faceva caldo (troppo caldo) e mi ero trovato a visitare la città con una canicola che non dava scampo. Passeggiare per l’Acropoli era diventato, invece che un piacere, una tortura che non avrei augurato nemmeno ai più acerrimi nemici. Difficile in quelle condizioni avere lo spirito adatto per scoprire gli aspetti di questa città straordinaria. Oggi, avendole dedicato cinque giorni interi, posso dire che mai avrei pensato di ricredermi e di fare ritorno a casa con la convinzione di aver visitato una delle più affascinanti capitali europee.

Tornerò sicuramente, nei prossimi post, a parlare di Atene, ma vorrei iniziare a raccontarvi di una località, a soli 70 km a sud della capitale greca, dal nome di Capo Sunio, dove ha sede un famoso tempio dedicato a Poseidone.

Arrivare a Capo Sunio è molto semplice, sia con un mezzo proprio, sia con i mezzi pubblici. Non avendo noleggiato l’automobile, mi sono recato in Piazza Aigyptou  subito dopo pranzo e ho aspettato l’autobus della compagnia KTEL che, partendo dal centro di Atene e costeggiando la strada panoramica verso sud che s’insinua morbida tra la geografia del luogo, mi ha portato, dopo circa due ore, al suggestivo promontorio che sovrasta il Mar Egeo.  Vi consiglio di visitare il luogo in una giornata serena perché vi dà la possibilità di arrivarci dopo aver visto scorci sul mare e sulla costa meravigliosi, dove anche in gennaio, periodo in cui sono stato io, corraggiosi natanti si tuffavano per scappare dagli “afosi” 16 gradi della città…

Il viaggio per arrivare a Capo Sunio è già un’esperienza che meriterebbe un discorso a parte. Il bus a tutta velocità percorre la strada costiera e, dopo averla abbandonata, s’insinua tra piccole strade attraversando paesi e villaggi che sembrano essersi fermati nel tempo. A un incrocio, dal nulla, dopo circa un’ora di viaggio, un omino assai sudato sale sul bus. Questo signore, con una divisa di due misure di troppo, ci chiede di pagare il costo del biglietto e inizia a staccare velocemente cinque o forse sei biglietti per ogni persona, ognuno di un colore differente come se ogni talloncino rappresentasse le zone che avevamo appena superato o che avremmo dovuto scollinare. Mi ritrovo con una mezza dozzina di biglietti in mano accartocciati senza aver capito esattamente quanto io abbia pagato. Dopo aver fatto il giro completo tra i presenti increduli e divertiti, improvvisamente, a una fermata-non-fermata in mezzo al nulla, tra la natura brulla di un paese sperduto nell’entroterra dell’Attica, le porte si riaprono e lui scende esausto col suo bottino. Il buon omino lo ritroverò anche sul viaggio di ritorno, sempre più esausto e sempre più sudato. 🙂

Finalmente, dopo aver superato diverse curve e cambiato autobus in un luogo non meglio identificato, appena dietro una roccia appare sul promontorio di Capo Sunio, a picco sul mare, ciò che resta del tempio di Poseidone. È reale la meraviglia nei miei occhi; e i sospiri dei miei compagni di viaggio mi fanno capire che l’emozione di profondo stupore è condivisa. Il tempio, edificato intorno al 440 a.C., è in marmo bianco; ed è possibile visitarlo pagando un biglietto d’ingresso di 5 €.

Per i più il vero obiettivo della “gita in giornata” è quello di fotografare il tramonto, quando il sole colora le venature del marmo del tempio, regalando lo spettacolo delle sue sedici colonne sopravvissute che virano dal bianco accecante di qualche ora prima verso un rosa acceso, donando così al luogo un aspetto magico…Ma è proprio quando il sole tramonta,  gli applausi di rito al sole che va a dormire sono terminati e le persone si affrettano a uscire dai cancelli, che si offre la possibilità di una nuova e forse ancora più suggestiva visione del luogo.

Restiamo in pochi, almeno a gennaio, ad aspettare l’ultimo bus che ci riporterà ad Atene e, mentre i più si fermano al ristorante, decido di avventurarmi – una volta fuori dal tempio – su di una collinetta alla sinistra del ristorante stesso. Un sentiero ti accompagna giù, quasi fino al mare. E comincia qui una nuova magia di Capo Sunio. Il sole regala le sue ultime pennellate: arancio, rosa, viola, blu intenso, che riesco a fotografare prima che il mare torni a essere di un nero profondo e si unisca al cielo portandosi con sé i colori del luogo; in lontananza, si intravede il tempio, illuminato artificialmente. Ed è qui che si coglie fino in fondo il potere della leggenda che accompagna questo luogo:  si narra che da lassù, Egeo, padre di Teseo e re di Atene, aspettasse il ritorno del figlio dall’impresa del Minotauro. L’accordo con il padre prevedeva che, se la vela della nave sulla quale viaggiava Teseo fosse stata bianca, avrebbe voluto dire che il figlio si era salvato. Eppure, nonostante la vittoria, Teseo, per errore o per dimenticanza, lasciò sventolare la vela nera e, alla sua vista, il padre, disperato, si gettò dalla rupe nel mare che oggi prende il suo nome.

Ancora immerso nei miei pensieri, volgo lo sguardo verso il cielo; le prime stelle si affacciano luminose e prepotenti a ricordarmi che saranno loro le protagoniste di questa notte. Mi emoziono ancora una volta perché un cielo stellato non è – ahimè – così scontato per chi come me vive in città. Aggiusto il berretto e torno verso il mondo di oggi: il rombo del motore dell’autobus mi ricorda che l’ultimo passaggio sta partendo.