Agosto.
Da Instabul percorro la Turchia nel suo cuore verso il mare, esplorando la Cappadocia e le cittĂ delle province piĂč nascoste che sonnecchiano ancorate a un tempo passato.
Viaggio verso sud-est da Ankara, la capitale, quando, inaspettatamente, Â una distesa di bianco, che si fa luce sferzante nei riflessi del sole di mezzogiorno, si staglia dinnanzi a me.
Sono arrivato a Tuz GölĂŒ, lago salato di questa terra.
In estate questo bacino, ritirandosi, lascia grani di sale che si appoggiano lâuno sullâaltro creando un tappeto bianco dove si puĂČ camminare e sentirsi a contatto con un luogo magico. La scorza del mio viso brucia, sembra la pelle tirata di un timpano pronto a essere percosso. Vorrei strapparmela di dosso.
Provo a correre verso il centro, allontanandomi dalla costa di qualche metro. Sembra unâillusione senza fine la linea del bianco che taglia di netto lâorizzonte, tra cielo e acqua… LaggiĂč, immagino, rimangono ancora rivoli dâacqua ad asciugarsi al sole.
Tocco il sale, si sbriciola tra le dita. Infiamma le mie mani.
Ă cosĂŹ: io continuo a stupirmi di quanti luoghi straordinari e unici ci siano in giro per il mondo.
Sempre.
Come mai non ti ho trovato prima?
Che meraviglia!
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Ciao Cecleste, grazie mille! Il tuo articolo su Notting Hill Ăš davvero fatto bene…l’ho letto con piacere questa mattina! đ
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Uno spettacolo đđ
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Che spettacolo Mau tutto quel bianco!
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Davvero zia! Spettacolare e al tramonto raccontano di colori meravigliosi…
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