La macchina sulla quale sto navigando pare smarrirsi tra le brulle e aride campagne della provincia di Trapani. Non so dove stia andando e quale fine stia inseguendo, ma mi lascio accompagnare tra le vie arse dal sole, tratteggiate finemente dal caso, sull’estrema punta occidentale della Sicilia. Il sole è pronto per accomodarsi sul letto d’acqua e irradia coi raggi l’orizzonte sfumandolo d’arancio. La piccola cinquecento imbocca una stradina sterrata e poi un’altra ancora; curva delicatamente, tira poi dritto con decisione lasciando dietro sé polveri biancastre che si depositano sul manto stradale dissestato. Il mare è sulla sinistra, in subbuglio, e tinteggiato da una sottile patina color ciliegio. Poi, all’improvviso, alla mia destra, appaiono le saline. Si rallenta, con dolcezza, e mi scopro fiancheggiato dall’acqua. Sottili argini suddividono piscine, di varie dimensioni, condite di sale.
L’acqua al loro interno è sospinta dal vento che ne increspa le onde, e sembra plasmare piccole dune che invano vorrebbero assumere una forma ben definita. L’automobile getta l’ancora e arresta la sua corsa. Sbarco e di fronte a me si affaccia un piccolo mulino su cui vigila, sullo sfondo, il monte Erice.
Come un equilibrista mi avventuro, in punta di piedi, lungo le sottili sponde delle saline e m’imbatto nei primi grani di sale che con la luce del crepuscolo si dipingono di rosa trasformandosi in cristalli delicati. Davanti a me, giganti piramidi di queste gemme preziose si ergono a guardiane del luogo e a dee protettrici di altre, più piccole, disseminate in qualche pozza qua e là.
Qui, nell’ora prima del tramonto, non è padrona la fretta, né il caos, ma solo la quiete che giunge dopo un’intensa giornata di lavoro. Immagino la pelle dei salinieri sferzata dal riflesso del sole sul bianco del salgemma nelle ore più calde. Assaporo la pace del momento e amplifico la mia aspettativa sul prossimo lido dove approderò: Erice. Ho curiosato tra alcune foto dedicate alla città posta in cima al monte da cui prende in prestito il suo nome. Da lassù, il tramonto sulla baia sottostante, dove mi trovo in questo momento, apparirebbe come un’esplosione superba di fiamme infernali beatificate dall’azzurro del mare.
E – gloriosamente – sarà davvero così.
Perfetto “accompagnamento” poetico per le tue splendide foto
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Ciao Simona, grazie della nota. La bellezza dei luoghi aiuta, non poco, la mano inesperta del fotografo.
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splendide le foto, coinvolgente il testo. buona domenica
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Grazie! I soggetti si sono prestati e la luce del tramonto ha fatto il resto! Buona domenica anche a te!
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Le foto sono davvero splendide e il tuo scritto emozionante!
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Grazie! 😘
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Ti piacerebbe se costruissi un montaggio video partendo dal tuo testo e, avendo bisogno di più immagini, incorporandone di nuove?
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