Ă estate, luglio.
Sto pedalando tra le stradine del piccolo villaggio di Marken, un raggiante paesello olandese adagiato su una piccola isola collegata alla terraferma  da una strada artificiale, ridimensionando, cosĂŹ, quel senso di solitudine che lâavrebbe contraddistinto maggiormente. Tra i vialetti ben tenuti, qualche abitante cura il proprio giardino, dei bambini scorrazzano vivaci, ma la mia attenzione viene catturata da un movimento elegante e sinuoso che appare come per magia da un piccolo rio. Una famiglia di cigni, rigorosamente in fila indiana con Madre Cigno in testa tronfia e orgogliosa della sua nidiata, fa capolino da dietro una curva. Lei, impettita come un generale pronto a impartire lezioni di portamento e di galleggiamento, guida la scolaresca. Si volta, ogni tanto, per assicurarsi che la ciurma sia ben salda alle sue penne. Arriva a un ponticello e con una leggiadra inversione a U torna indietro. Siamo in fase di rodaggio: è evidente… e le file si rompono. Richiamo veloce da parte della Regina Madre e tutti rientrano nei ranghi.
Meraviglioso quadro di una giornata dâestate.
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